La nuova commedia di Lillo e Greg per il pubblico in cerca di un'alternativa al solito cinepanettore!!!
TRAMA: Cosimo e Leo sono due poliziotti completamente deficienti (con il "ci"
sillabato) mandati a sorvegliare un boss della camorra proprio in virtù
della loro manifesta idiozia dal loro capo corrotto. Ciò nonostante
riescono a fotografare il boss, che dunque si vede costretto a rifarsi
letteralmente la faccia, e si rivolge a due chirurghi plastici, Alex e
Dino, che si mettono all'opera per esaudire la sua richiesta (in punta
di pistola): assomigliare come una goccia d'acqua a Leonardo Di Caprio
.
Peccato che i chirurghi, anch'essi piuttosto deficienti, capiscano
Peppino Di Capri e rendano il criminale identico al cantante campano.
CRITICA: Siamo di fronte ad una commedia ben scritta (da un
team di cinque sceneggiatori, fra cui il duo Lillo e Greg che conta per
uno ma fa per quattro: è loro l'idea iniziale dell'equivoco
Leonardo-Peppino), ben girata, ben montata (senza tempi morti, con ritmo
comico) e benissimo recitata da un cast che, oltre a Lillo e Greg e al
duo Mandelli-Ruffini (qui diretti in modo da non sbrodolare e non
autocompiacersi), vanta alcuni fra i migliori caratteristi della scuola
napoletana come Gianfelice Imparato, Giovanni Esposito e Antonio
Pennarella, per citarne solo alcuni. Nota di merito speciale per
Francesco Di Leva, l'unico delegato a mantenere una recitazione
straight
in una parodia del gangster film, Enrico Guarnieri, straordinario
commissario di polizia, e Giulia Bevilacqua, moglie di Leo, che tocca
tutte le corde del suo personaggio, finalmente un ruolo femminile ben
scritto e concepito contro stereotipo in una commedia italiana
contemporanea. Del resto che De Biasi & co lavorino contro
stereotipo è evidente da mille dettagli, a cominciare dal proliferare di
cassonetti per la differenziata nella Napoli della "monnezza".
Ma la vera sorpresa di
Natale con il boss è Peppino Di Capri,
che riesce ad interpretare il ruolo del boss che tanto gli assomiglia
con grande credibilità fisica e vocale e interagisce con il se stesso
schivo e bonario che il pubblico conosce. Il suo duetto finale con il
rapper Gué Pequeno, su titoli di coda che mescolano il fumetto con il
documentario, dà la misura di quanto Di Capri sia un perfomer a tutto
tondo capace di reinventarsi per il Ventunesimo secolo.
Natale con il boss possiede la consapevolezza che gli
spettatori non sono necessariamente deficienti, e dunque possono
divertirsi a seguire una trama che è sì surreale, ma è anche basata su
quanto, al cinema, è ormai "patrimonio" acquisito: una memoria storica
dei mafia movie (e del cinema di alcuni autori, in primis
Matteo Garrone,
citato almeno tre volte), una conoscenza dei meccanismi comici che ne
consente il ribaltamento e la variazione, una comprensione dei caratteri
che dà spazio al rinnovamento partendo proprio dalla loro
riconoscibilità. Ogni attore è utilizzato sulla base delle sue
specifiche potenzialità e dello spazio che si è conquistato
nell'immaginario collettivo. Ogni battuta fa perno sul ricordo di mille
altre, e poi trova la spigolatura innovativa, il piccolo twist
intelligente. Si ride senza vergognarsene, si segue il ritmo "in levare"
di ogni scena e una comicità che è un susseguirsi di situazioni
congruenti pur nella loro demenzialità, non una sequela di gag o di
episodi malamente appiccicati l'uno all'altro. Questo non è solo il
futuro del cinepanettone, ma il futuro della commedia popolare
(all')italiana, quella da largo pubblico e da grasse risate.
(cit da MYMOVIES.IT)